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La storia degli archi di pane di San Biagio Platani, affonda le sue radici nel XVII sec.

Realizzati con materiali naturali come alloro, salici, canne, legumi, frutta, cereali e fiori, sono vere e proprie architetture, bellissime opere d’arte che arricchiscono il centro storico di questo piccolo borgo creando una magica atmosfera dove folklore e tradizione si sposano.

Gli archi di pane rappresentano non solo una profonda manifestazione di fede, ma anche di arte popolare, una sapiente collaborazione collettiva, che coinvolge l’intera cittadina e che richiama migliaia di visitatori da tutta l’Isola e dall’intero Paese. 

Nasce dalla “rivalità” fra due confraternite religiose: quella del SS. Rosario, i “Madonnara”, devoti alla Madonna, e la confraternita del  SS. Sacramento, devoti a Cristo i “Signurara”.
Gli addobbi, preparati proprio dai membri delle due confraternite, composti da diverse forme e strutture architettoniche, che ricalcano chiese, portali, archi, cupole, fontane, e tante altre splendide decorazioni.

Tra i simboli più ricorrenti ci sono: le palme, fiori,  i volti di Gesù e della Madonna, il bastone di San Giuseppe, agnelli pasquali, croci, colombe, calici,  tutti simboli legati alla cristianità e alla natura.

La divisione del paese nelle due confraternite, da origine ad una competizione vivace ed coinvolgente, che termina quando ciascuna confraternita decora la parte del Corso con gli archi di pane e le decorazioni che le loro mani hanno preparato.

La parte più importante è costituita dagli archi centrali, origine storica della manifestazione, sotto i quali la Domenica di Pasqua avviene l'incontro tra Gesù risorto e la Madonna.

Tra tutti gli elementi spiccano le Cuddure e le Nimpee.

Gli archi diventano parte integrante della cittadina dal giorno di Pasqua fino alla prima domenica di maggio. 
Simbolica è la celebrazione della natura, dei suoi ritmi e dei suoi frutti, la rinascita della vita attraverso la figura di Gesù Cristo, il ciclo di vita e di morte. 

Gli archi di pane sono un patrimonio immateriale da salvaguardare e tramandare alle nuove generazioni, come testimonianza di una cultura popolare ricca di creatività e di spiritualità. 

 

San Biagio Platani è un piccolo centro urbano della provincia di Agrigento, conosciuto per la sua tradizione famosa degli “Archi di pane” spettacolari scenografie allestite ogni anno in occasione della Pasqua.

La "terra di San Biagio" comincia ad essere citata nel 1648 da un certo Mariano Gianguercio nel Cedolario dei feudi della Val di Mazara.

 
Inizialmente il feudo era composto dalle terre di San Biagio, Gialdonieri e Mandralia. Poi nel 1660 si aggiunse il feudo di Ragattano, grazie ad una baratto effettuata dai Feudatari Ioppolo e Gianguercio.


Della sua storia si conosce poco, si pensa che l'abitato abbia iniziato a svilupparsi alcuni anni prima, con poche case attorno ad una piccola chiesa e poi allargandosi intorno.
Nel 1864 si aggiunse il nome Platani per distinguere questo comune dagli altri centri italiani con lo stesso toponimo.

Santa Margherita di Belice è conosciuta a livello nazionale e internazionale grazie all’opera letteraria de “Il Gattopardo”. Visitarla tra le righe e le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa significa viaggiare in una delle opere italiane più tradotte del ‘900. Definita dallo stesso scrittore “il paradiso terrestre e perduto della mia infanzia”, inoltrarsi nel comune belicino diviene un’emozione sentimentale fatta di profumi, immagini e ricordi che il Terremoto del Belice ha in parte cancellato.

Fondata dagli arabi che la battezzarono Mazil-Sinsi, dal nome del condottiero saraceno che conquistò la zona, divenne successivamente liberata dai Normanni; Roberto Malcovenant sostituì la moschea con una chiesa dedicata a Santa Margherita, da qui il nome del Feudo.

La storia del piccolo paese rimane però sempre legata a quella dello scrittore: nel 1572 infatti, il barone Antonio Corbera, suo antenato, principiò la costruzione del quartiere e della chiesa di San Vito, mentre un suo erede Alessandro Filangeri, ordinò e finanziò la costruzione della Chiesa Madre. Tra i Filangeri di Santa Margherita di Belice si annoverano tre Vicerè, fra cui Nicolò I che nel palazzo del paese il Re Ferdinando, la Regina Carolina (la Donnafugata) e il Principe Leopoldo di Borbone.

Giuseppe, nacque dall’ultima Principessa Filangeri, Beatrice, sposa del Principe Lucio Mastrogiovanni Tasca.

Le attrattive principali del paese, oltre al Palazzo Filangeri di Cutò, la Chiesa Madre, la Villa del Gattopardo, la Villa comunale dobbiamo citare lo splendido Parco del Gattopardo, una struttura museale che rirprende e fa rivivere le atmosfere del romanzo e del film reso celebre da Luchino Visconti e magistralmente interpretato da Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Terence Hill, Giuliano Gemma.

Il Parco offre ai visitatori visite guidate, caffè letterari, spettacoli e manifestazioni di carattere enogastronomico, fra i quali la vastedda tipica della Valle del Belice, i ficodindia e i suoi pregiati vini.

Baia delle Sirene, Giallonardo

Il legame della Sicilia con le sirene, mitiche figure metà pesce e metà donne è antico ed intrinseco della cultura isolana, a tal punto da dedicare numerose spiagge o tratti costieri alla memoria di queste affascinanti quanto fatali creature.

La Baia delle Sirene, tratto costiero che fa da coda a Giallonardo, è situata è’ un bellissimo lido caratterizzato da sabbia dorata e dalle immancabili falesie bianche.
Per l’esattezza la baia, è formata da varie calette, magari il nome deriva proprio dalla fantasia dei popoli antichi che immaginavano le sirene adagiate su questi scogli affaccendate con la loro voce a incantare marinai e passanti.

Il bel litorale, come molti altri, accoglie le Caretta Caretta e le loro uova.

Il mare è azzurro, limpido e straordinariamente trasparente, un luogo perfetto per sdraiarsi al sole, tuffarsi in un mare azzurro e cristallino, nascondere i piedi nella sabbia e riservarsi attimi di relax, magari cospargendo il corpo con l’argilla rossa ivi presente come trattamento di bellezza.

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