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Edificata intorno al 1420 su una parte dell’antico castello di Zabut, si trova nel quartiere arabo. Presenta caratteristiche arabo normanne, come il portale, sormontato da un finestrone, che si fondono con elementi rinascimentali visibili nella cupola che si erge nell’ incrocio fra il transetto e la navata centrale ed il portale laterale destro visibile in Piazza Baldi Centellis ispirata a motivi quattrocenteschi.

 L’interno a tre navate è a croce latina, divise da colonne che sorreggono archi a tutto sesto. Elemento dell’antico castello è riscontrabile nel campanile, una volta torre di difesa del catello dell’emiro; esso termina con una guglia piramidale decorata da piastrelle di ceramica policroma.

In origine dedicata a Santa Barbara e poi a S.Pietro Apostolo, nel 1642 fu ampliata dalla marchesa Donna Giulia Baldi Centellis e dalla sorella Maria e dedicata al culto di Maria SS. Assunta.
La chiesa, danneggiata dal terremoto del Belice è rimasta chiusa per ben 51 anni. Grazie al Comitato “Salviamo la Matrice”, nato dalla volontà di ripristinare e restaurare la struttura, il comune  è riuscito a bandire una gara di appalto per il rifacimento del pavimento, il recupero dell’altare maggiore e interventi per il consolidamento del tetto.
La Chiesa è stata riaperta al culto il 26 Gennaio 2019 con una Messa solenne celebrata dall’allora Vescovo Francesco Montenegro.


Costruita intorno al 1530 dal Marchese della Sambuca Don Salvatore Bardi Mastrantonio e dedicata in origine a S. Antonio Abate la chiesa fu Ampliata e modificata nel corso del tempo, fu completata intorno al 1928. 
La più importante tra le chiese sambucine, ospita la pregiata statua marmorea attribuita ad Antonello Gagini  raffigurante la Madonna dell’Udienza la cui devozione è molto sentita e il cui culto viene celebrato ogni anno la terza domenica di Maggio

Sempre Di gusto gaginiano all’ interno la statua marmorea di S.Anna con Maria fanciulla, un crocifisso ligneo datato XVII secolo, un fercolo ligneo culminante in una corona sorretta da colonnine dorate. Il fercolo, viene usato durante la processione di Maria dell’ Udienza da “i nudi”, cento uomini che sorreggono fercolo e statua, portando in processione la statua in memoria del miracolo che si verificò nel 1575 in cui il paese era afflitto dalla peste.
All’interno della chiesa sono presenti monumenti funebri in onore di uomini illustri sambucesi, fra i quali quella degli Sciarrino il cui nome è legato alla Statua di Maria dell’Udienza. Con la Chiesa, forma un tutt’uno il convento dei carmelitani che abbandonarono il territorio nel 1866 circa.

“E chiamamula cu potenza : Viva Maria di l’udienza!” : la festa sacra e la festa profana.
I festeggiamenti in onore della patrona di Sambuca si svolgono ogni terza domenica di maggio dal 1575: fu proprio in quella data che secondo il credo popolare Maria ascoltò, diede appunto ”udienza”, salvando al popolo dalla peste che affliggeva allora la Sicilia. 
La storia racconta che la statua venne fatta trasportare da Mazara del Vallo da un membro della Famiglia Sciarrino, a cui l’ordine dei cavalieri gerosolomitani di San Giovanni di Rodi vendette i terreni con la torre del Cellaro e il mulino; il sito si trova a circa un chilometro dal Borgo, nella valle dei mulini, vicino il lago Arancio; nel 1503 la tenuta venne affidata a Giacomo Sciarrino di Mazara del Vallo fino al 1702 quando divenne proprietà dei cavalieri ospedalieri. La statua della Madonna, così come da tradizione, venne posta a protezione della torre e della tenuta. Non a caso, in molti castelli e luoghi fortificati sono dedicati e adornati da immagini della Madonna: uno degli appellativi di Maria è appunto “Turris Eburnea” o “Torre di Davide”  .
La leggenda racconta che un contadino andò a raccogliere erba presso la zona e mentre prendeva della cicoria si accorse della statua che venne trasportata per le vie della città allora afflitta dalla peste, nella speranza che si compisse il miracolo, e così avvenne: la peste, cominciata nel 1575 cessò la domenica del 20 maggio 1576.
Fu proprio questo miracoloso evento che diede vita alla plurisecolare devozione.

La “scinnuta”, ovvero la discesa della statua dalla nicchia della chiesa e la sua messa nella vara è accompagnata da preghiere e canti tradizionali, in dialetto antico dai devoti.
I festeggiamenti, che durano una settimana, si aprono con la rievocazione storica dell’evento: le strade si riempiono di cittadini che racconteranno in abiti storici il lazzaretto, gli appestati, sfilando per le vie del borgo rievocando la storia di quella comunità che molto ha a cuore la loro Patrona.

Corso Umberto I, viene allestita con archi alla veneziana, luminarie storiche, mentre il prospetto della Chiesa del Carmine ridisegnata con luminarie che rievocano simboli mariani.  
La festa prosegue con la processione del simulacro della statua della Madonna, che passa per le vie del centro portata a spalla dai membri della Confraternita, caratterizzati da abiti ricamati. Lungo le vie, particolare è la fermata sotto undici corone che rappresentano i quartieri del paese: durante la sosta è tradizione popolare dei residenti che ivi abitano di offrire dolci, cibi e bevande, accompagnate da danti e dai tradizionali fuochi di artificio: la processione dura tutta la notte.
Per sette lunghi giorni, il Borgo è caratterizzato da numerosi festeggiamenti : il Palio dei quartieri, sfilate, concerti, e fra i più sentiti la sagra delle “Minni di Virgini”, tradizionale e tipico dolce del luogo.


Sito in Corso Umberto I, ospita le opere dell’artista parigina Sylvie Clavel.

 L’artista dei nodi e degli intrecci, attraverso una fitta trama di fili legati insieme crea e dà vita a straordinarie figure reali e fantastiche annodando e intrecciando unicamente con le dita. Le sue creazioni, legate a figure tribali, immaginarie o reali, connesse ad archetipi mitologici o tribali sono uniche nel mondo.

Il Museo archeologico "Palazzo Panitteri" è stato inaugurato nel 2013 e raccoglie pregiati reperti provenienti dal sito archeologico di Monte Adranone. 

Il palazzo sorge dove un tempo sorgerva il torrione del castello di Zabut, inizialmente appartenuto a Don Bartolo Truncali, successivamente ai Panitteri e poi alla famiglia Amodei
La facciata presenta elementi tardo Rinascimentali con elementi Barocchi, visibili nella balconata in ferro a “petto d’oca” che sovrasta il portale,  le decorazioni fitomorfe, opera di maestranze locali e la scala di gusto catalano presente nel cortile.
Di particolare interesse è il salone delle feste con la raffigurazione dell’Allegoria della musica e della danza.

Dopo l’inquadramento del contesto storico e culturale dell’area archeologica, Il percorso espositivo comprende: il settore dei contesti abitativi e quello della necropoli.
Il materiale esposto, consente di ricostruire la vita quotidiana con gli utensili di uso domestico ma anche quello religioso grazie ai ritrovamenti di carattere votivo e religioso : louterie, arule e statuette fittili, ma anche dai ritrovamenti numismatici.
Emblema del museo è la “Demetra dalle Belle Chiome”.

Tra i reperti è possibile ammirare cinture bronzee, strigili, suppellettili, vasi di ceramica attica e vasi di origini puniche, colonne e capitelli dorici e ionici. Il percorso espositivo si estende tra le stanze del secentesco Palazzo Panitteri, appartenuto a importanti famiglie sambucesi. L’edificio, composto da due livelli, presenta un impianto quadrangolare con corte interna arricchita da piante ornamentali mediterranee. L’accesso al piano nobile avviene attraverso una scala catalana.

Il Sito archeologico di Monte Adranone sorge a circa 7 km da Sambuca di Sicilia, ridente cittadina in provincia di Agrigento.
L’antica Adranon, dal nome del dio Adrano, menzionata da Diodoro Siculo fu un insediamento greco-punico, riconoscibile nelle aree sacre, nell’impianto urbano e nelle opere di difesa, conquistata successivamente da Cartagine e infine distrutta da Roma nel III sec. a.C.

La città si estendeva verso nord-est con l’acropoli, e degradava a sud-ovest in terrazzi abitati e terminava a sud, con la necropoli, area che attualmente corrisponde all’ingresso per la zona archeologica.

Il culto del dio Adrano si può far risalire al periodo sicano, identificato col dio greco Efeso, con la personificazione del monte Etna o ancora come padre dei Palici, coppia di divinità gemelle ctonie sicule ( secondo la mitologia, i gemelli erano la personificazione di due sorgenti solforoso-termali, i cui fenomeni, oggi cessati, furono descritti in passato da Diodoro Siculo, Tommaso Fazzello e Adolf Holm).

Il suo culto era diffuso in tutta l’isola, si presume in particolar modo anche nel suddetto villaggio di Adranon.
I primi scavi risalgono al 1968, promossi da Ernesto De Miro e continuati da Graziella Fiorentini. Da allora alcune campagne hanno portato alla luce la necropoli, la poderosa cinta muraria e vasti settori della città e dell’area suburbana, in gran parte ancora inesplorata. Il perimetro della città è costituito da una possente cinta muraria, a valle, di circa 5 chilometri, che circoscrive l’area delle due colline su cui si estende l’intero abitato. Due gli accessi principali, conservati sul lato settentrionale e su quello meridionale.

Gli scavi nella necropoli (a sud) hanno rivelato l’esistenza di sepolture distinguibili per tipologia e per tempo, in tombe a camera ipogeica, riferibili al VI-V secolo avanti Cristo, tombe a cassa con pareti costruite in marna e semplici sepolture a terra, del periodo ellenistico sovrapposte a quelle più antiche. Tra queste, la più importante, considerata tra le più interessanti tombe a camera della Sicilia è la tomba della Regina, costruita in conci squadrati in tufo, che definiscono una camera ipogeica lunga oltre due metri, con una copertura a falsa volta ed apertura preceduta da una breve “domos”.

Nell’area archeologica sono visibili un grandioso edificio a pianta rettangolare, con un vasto cortile al centro, intorno al quale si dispongono regolarmente,  circa trenta ambienti principali, mentre il cortile era originariamente pavimentato con lastre di pietra locale, sotto il cui livello affiorano in vari punti i resti delle strutture precedenti e alcuni ambienti di case del V secolo avanti Cristo.

Ancora il santuario delle divinità ctonie e la grande porta di accesso (sud) fiancheggiata da torrioni. Ci sono, poi, il santuario punico sotto l’acropoli e un grande edificio a pianta rettangolare, i magazzini sotto l’acropoli, aperti su un piazzale dove sono state rinvenute circa duecento monete in massima parte siculo-puniche.

L’acropoli si raggiunge attraversando la porta che si apre nella relativa cinta muraria delimitata da due torrette quadrangolari. Nell’area sono stati rinvenuti diversi importanti reperti custoditi all’interno del Museo Archeologico di Palazzo Panitteri, a Sambuca, istituito nel 2013, già esposti nell’Antiquarium dell’ex Monastero di Santa Caterina, mentre altri resti fanno parte delle collezioni del Museo Salinas di Palermo e del Museo Pietro Griffo di Agrigento.

Dall’interno di una tomba ipogeica è venuta fuori un’idria attica a figure rosse,, oltre ad una padella bronzea con un bel  manico raffigurante un “kouros”, che fu esposta in una mostra, “I fenici” del 1988, curata dall’archeologo Sabatino Moscati, studioso del mondo fenicio e punico. Fra i pezzi esposti figura anche una brocchetta in bronzo di produzione etrusca.

Reperti di Adranone, il colino bronzeo, lo strigile bronzeo, l’anfora e l’olpe bronzea sono stati esposti ad una mostra al National Museum di Pechino, in Cina, nel 2006, nella sezione “Continente Sicilia: 5000 anni di storia”, a cura dell’assessorato regionale ai Beni Culturali.

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