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La Farm Cultural Park è una galleria d'arte a cielo aperto, una piccola città dentro una città e al contempo una vera e propria sede per artisti situata a Favara in provincia di Agrigento. Dalla sua apertura, ha ospitato opere temporanee di artisti nazionali ed internazionali.

Fondata il 25 giugno 2010 dal notaio Andrea Bartoli e dalla moglie, l'avvocato Florinda Saieva, nasce nel centro storico, all'interno del Cortile Bentivegna, un cortile settecentesco ristrutturato e denominato “I sette cortili”, per il suo complesso caratterizzato da sette piccoli spiazzi, la tipica Kasba araba presente in Sicilia.

All’origine del progetto vi è il tragico crollo di una palazzina fatiscente nel centro storico che causato la prematura e triste morte di due sorelline: Marianna e Chiara.

Si propone come centro culturale e intellettuale, dove vengono messe in scena mostre pittoriche e installazioni permanenti di arte contemporanea, presentazioni di libri, corsi di architettura.

È uno spazio d'incontro, un ritrovo di culture, idee, pensieri ed emozioni diverse. Da luogo di degrado e morte, la Farm ha dato vita ad una lunga catena di artisti legati da temi come la denuncia, la provocazione, lo stravolgimento della realtà, la gioia per la vita e la condivisione.

Architetti, designers, appassionati di arte contemporanea, public design, di web grafica e persino di agricoltura urbana uniti in spazi che comprendono cucine a vista per pranzi, workshop, shop vintage e altro ancora. 

Ispiratosi a il Palais de Tokyo di Parigi, sede della cultura contemporanea, a Marrakech, e  al mercato di Camden Town,  la Farm è un costante cantiere in divenire, movimento, la cui energia si evince dalle mostre quasi sempre a carattere itinerante e dalla vivacità dei vari artisti e delle mostre che si susseguono.

Un mondo nuovo dentro un mondo vecchio, i “curtigghi” cortili tipicamente siciliani, arabeggianti, con i tetti in cotto, i “dammusa”, che ospitano il contemporaneo, il nuovo che sconvolge il tradizionale ma al contempo si unisce in una bizzarra ma poetica intesa, che rompe con la tradizionale urbanistica circostante e avvisa i suoi visitatori che dentro quel mondo la trasformazione è costante e in continuo divenire.

Caratteristici sono il Riad, un giardino del benessere, o la cucina sociale detta Nzemmula, il  Roof Garden, Basta, uno spazio cocktail bar e il Holy Cow, per il co-working.

E’ il  primo parco turistico culturale in Sicilia, che si colloca di diritto al sesto posto al mondo come meta turistica dell’arte contemporanea, subito dopo le città di Firenze, Parigi, Bilbao, le isole della Grecia e New York.

Tutto è possibile lì, passeggiare tra le opere, le installazioni, magari chiacchierando con gli artisti presenti o con i simpatici abitanti che sono diventati loro malgrado parte integrante delle opere, partecipare ai workshop, assistere a performance o spettacoli teatrali.

L'area da abbandonata e degradata si è trasformata in un centro culturale e artistico in grado di attirare visitatori da tutto il mondo tanto da esser riconosciuta a livello internazionale grazie ai numerosi riconoscimenti: Premio Cultura di Gestione di Federculture, l’ invitato a partecipare alla XXIII Mostra Internazionale di Venezia, la citazione nel blog britannico Purple Travel come meta turistica dell’arte contemporanea, l’Human City Design Awards 2020 di Seul premio insignito per la capacità di trasformare aree decadenti in spazi di arte, il Premio Curry Stone Design Prize per esser fra i i 100 organizzatori capaci di aver maggior impatto nel mondo ed infine uno dei 10 Civic Places selezionati per il 2022.

In una provincia, da sempre negli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita, l'esperienza di Farm si è sviluppata ed ha avuto conseguenze sull'intera cittadina, che si è rivitalizzata con l'apertura di locali trasformandosi in una piccola capitale cosmopolita in cui è bello vivere, un ritrovo per giovani, studenti, creativi e stranieri e con tanti appuntamenti culturali durante tutto l'anno. Un luogo divertente in cui non può mancare una grande vita notturna.

La Farm Cultural Park sembra proprio un posto dove tutto è possibile, una magia che si è estesa a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta dove è sorta un’altra Farm, chiamata The Embasy of Farm.

 

 

 

 

La piccola isola, appartenente all'arcipelago delle Isole Pelagie insieme a Lampedusa, Linosa e l’Isola di Lampione, detta dei Conigli, ìsula dî Cunigghi in siciliano è un posto incantevole che si trova nella parte sud ovest dell’isola di Lampedusa.

L'isolotto dista molto poco dall' isola principale, tant'è che di rado è stata anche unita a essa attraverso un occasionale istmo sabbioso. L'ultima volta che i due lembi di terra si unirono fu nel 2008, dovuto alla bassa marea e al moto delle onde; la profondità di quella zona varia dai 30 ai 150 cm e l’isolotto è talmente piccolo che un nuotatore esperto potrebbe circumnavigarlo a nuoto!

Il nome curioso potrebbe derivare all'istmo che unisce l'isolotto alla costa: in arabo rabit vuol dire appunto 'collegamento', 'che unisce'. L’ammiraglio Smith (1824), in una carta topografica scrisse per la prima volta “Rabit Island”, probabilmente, l’ammiraglio voleva sfruttare il termine arabo “rabit”, facendo riferimento all’istmo che collegava l’isola alla costa.

Nelle cartografie posteriori però, questo toponimo è stato riportato in modo improprio o errato con l’aggiunta di una “b”, e quindi tradotto dall'inglese "rabbit", coniglio, un qui pro quo insomma.

Secondo una versione romantica della storia, il nome nascerebbe da una colonia di conigli installatasi nell'isola in occasione di una delle formazioni dell'istmo sabbioso. La colonia si sarebbe poi estinta con la scomparsa del collegamento terrestre. Il tutto rimane quindi “legato” a questo strano e affascinante fenomeno che vede l’isolotto ricongiungersi alla terraferma, le cui motivazioni scientifiche sono forse ancora poco chiare. Un fatto veramente curioso è che se si guarda l’isolotto da Google Map, questo ha una bizzarra somiglianza con un coniglio.

Qualsiasi sia la sua storia, è indiscutibile la bellezza che questo luogo sa infondere in chi lo visita. Questo privilegio, è riservato solo a pochi però. La Spiaggia infatti, fa parte della Riserva Naturale “Isola di Lampedusa” e, per proteggere la bellezza e vigilare l’ambiente, è stato deciso di contingentare il numero dei turisti che possono accedervi.

L'isolotto è basso, del tutto roccioso. La fauna e la flora sono simili a quelle della costa nord-africana; la spiaggia è una delle tante spiagge siciliane dove le tartarughe marine Caretta Caretta depongono le uova, in aprile e settembre è tappa di sosta di uccelli migratori ed è l'unica area siciliana ed italiana (oltre alle regioni nordafricane ) in cui vive indisturbato negli scogli lo Psammodromus algirus una lucertola striata, segnalata per la prima volta nel 1954 da Edoardo Zavattari, biologo, esploratore ed entomologo italiano. L’isolotto è il regno del gabbiano reale, autoctono, con 100 coppie circa.

L’Isola dei Conigli di Lampedusa è ricca di rigogliosi cespugli di macchia mediterranea completamente intatta.

È una delle spiagge più belle d'Europa e dal 1995 è stata affidata alla gestione di Legambiente che la tutela e ne monitora gli ingressi dei turisti, e nel 2013 nell'ambito dei Premi Travellers' Choice, è stata eletta la spiaggia più bella al mondo e spiaggia più bella d'Europa nel 2014 nel 2015 e 2019.

Nella classifica mondiale dei “Travellers’ Choice 2021”, l’Isola dei Conigli si posiziona accanto a spiagge famose come quelle di Baia do Sancho in Brasile, la spiaggia di Santa Maria a Cuba, la Grace Bay nei Caraibi e molte altre. Un vero trionfo ed orgoglio tutto Siciliano.

L’acqua è cristallina e pulita, con un lussureggiante canneto alle spalle...il verde ti travolge come il mare davanti i tuoi occhi; durante l'estate è meta di molti kitesurfer grazie alla quasi costante presenza del vento.

Dal punto di vista prettamente paesaggistico, la spiaggia si presenta soprattutto sabbiosa e confina con la spiaggia del Pisciotto di Licata.

La vistosa architettura è una delle tanti torri di avvistamento costruite dall'architetto Camillo Camilliani, scultore, architetto e ingegnere italiano.

Di lui sono famose altre torri e opere architettoniche in Sicilia, fra le quali: la Torre di Carlo V a Porto Empedocle, la Torre di Monterosso a Realmonte, la Torre di Fuori, posta sull'isolotto di fronte Isola delle Femmine.

Di pianta circolare, venne edificata nella prima metà del XVI secolo proprio a guardia della spiaggia e presenta ancora porzioni dell'intonaco di calce.

Era di proprietà del Duca delle Gaffe, nobile famiglia catalana, arrivata in Sicilia sotto Federico III.

Nei pressi si trova la Chiesetta di S. Giusippuzzu di Gafi.

La Rocca San Nicola è un isolotto adagiato nel mar Mediterraneo, trova dimora di fronte la bella spiaggia della Rocca di San Nicola e del Pisciotto nel territorio di Licata, comune italiano della provincia di Agrigento.

L'isolotto, che è poco più di uno scoglio, è separato dalla terra ferma solo da un centinaio metri e ad esso è antistante l’arenile della spiaggia della Rocca e del Pisciotto, allo sbocco del fiume Salso

Sulla sommità della Rocca San Nicola di Licata sono state trovate tracce di insediamenti umani risalenti al periodo greco-romano. Probabilmente, in passato, era unito all’arenile da una striscia di sabbia. Narrano alcune fonti che sull’isolotto esisteva una chiesa denominata “Ecclesia Sancti Nicolai de Insula”, dedicata appunto a San Nicola.

Nel corso di campagne di studi si è ricostruita anche una pianta del sito. Le ricerche sono continuate su iniziativa del Gruppo Archeologico Finziade di Licata, con la direzione scientifica della Soprintendenza del Mare che hanno consentito una più ampia comprensione del sito, da citare i reperti risalenti tra il VII e il XII sec d.C.

I dati relativi a queste scoperte, fra cui una costruzione absidata inglobata in un grande complesso architettonico, sono stati presentati durante un convegno tenutosi al Teatro Re di Licata alla presenza di Sebastiano Tusa.

Una particolarità della spiaggia sono proprio i suoi fondali, arricchiti dalle carcasse delle barche inabissatesi e che in alcuni casi possono essere osservati, dato che l’acqua è molto chiara e cristallina. Sono stati ritrovati cannoni e colubrine di antichi velieri commerciali, affondati dopo essere rimasti incagliati nella secca non visibile, o tra gli scogli.

Sul fondo del mare, a memoria delle sciagure, quasi a protezione dei futuri natanti, con un gusto dal sapore apotropaico è stata collocata una madonnina.

I ritrovamenti sono conservati ed esposti presso il Museo Archeologico della Badia, un vecchio convento cistercense del Cinquecento dedicato a S. Maria del Soccorso, ampliato nel Seicento con un chiostro, ove ora risiedono parte dei ritrovamenti e ulteriormente ampliato nel Settecento con una nuova ala prospiciente alla piazza cittadina.

Rocca San Nicola è una delle spiagge in territorio di Licata dove nelle prime ore della notte del 10 Luglio 1943 ebbe inizio l'Operazione Husky: lo sbarco degli Alleati per la liberazione dal nazifascismo. Le fonti raccontano che la 3ª divisione alleata sbarcò a ovest della città nelle spiagge di Torre di Gaffe Mollarella Poliscia; nella mattinata del 10 luglio 1943 la città fu conquistata.

L’isolotto si può raggiungere attraverso un’apposita imbarcazione. 

È una zona di mare molto conosciuta, bella e pescosa, contraddistinta dall'acqua molto pulita e limpida. L'isolotto è ricoperto da una tipica macchia mediterranea ed è popolato da gabbiani e colombi.

La costa si presenta variegata: lunghe spiagge sabbiose si avvicendano a calette: sono presenti le caratteristiche “Timpe”, ovvero montagne argillose che si avvicendano con le “Balatazze”, così chiamata per la presenza in acqua delle “balate", rocce che spesso fungono da adagio ai bagnanti: tutta la zona nicolizia  è caratterizzata da bassi nei fondali, indicata per chi è appassionato di immersioni.

La spiaggia di Rocca San Nicola è riparata da una parete di arenaria e ricoperta da fitti canneti. Dall’isola ha inizio il golfo di Gaffe, ricco di flora e fauna, specialmente di Posidonia oceanica. In queste acque nuotano saraghi, ricciole, sardine, spigole, aragoste, occhiate, polpi, granchi..

Alla spiaggia libera, però, si alternano anche delle zone con lidi, ombrelloni, sdraio e bar e tutti i servizi necessari per i turisti che cercano comodità e tranquillità. Grazie alle zone balneari attrezzate, è possibile portare in spiaggia tranquillamente i bambini, e sostare in questa spiaggia con la massima comodità. Inoltre le zone attrezzate dispongono di bagnini professionisti che controllano costantemente la situazione in mare.

Durante l’alta stagione la Spiaggia Rocca di San Nicola Licata è molto affollata, proprio per la sua bellezza, per il mare azzurro, pulito, le acque lucenti e per la sabbia fina e dorata. Per godere al meglio il fascino la calma del luogo, però sarebbe meglio scegliere di visitare questa spiaggia durante la bassa stagione, e quindi da maggio a metà luglio e da fine agosto a fine settembre.

Nel litorale est troviamo le spiagge della Playa e Poggio di Guardia che arrivano fino al castello di Falconara, già territorio di Butera.

Il Museo, realizzato dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento e dal Comune di Menfi, offre alla fruizione del pubblico i risultati delle indagini archeologiche condotte sul territorio negli ultimi venti anni. Nello stesso palazzo è ospitata la collezione malacologica donata dalla Sig.ra Vanna Rotolo, la quale in oltre venti anni ha raccolto migliaia conchiglie provenienti da tutto il mondo.

Palazzo Pignatelli, che domina la Piazza Vittorio Emanuele III, sorge sull’area occupata nel XIII secolo dal Castello di Federico II di Svevia. Risale al 1638, anno in cui Diego Aragona Tagliavia  fondò il nuovo centro abitato di Menfi. Si presenta come un reggia feudale, articolandosi attorno ad un cortile centrale con annessi gli spazi per gli animali e le derrate agricole; sono tutt’ora presenti se pur in disuso tre magazzini, detti uno “degli archi”, per via degli archi con contrafforti che sorreggono la volta, uno “del vino” e l’altro della “cuba”, nome di origine araba. I tre magazzini, usati inizialmente per contenere i raccolti, nel corso del tempo vennero usati per vari scopi fino al loro inutilizzo.

Il palazzo si articola su due piani con dodici ambienti a volta. Un ampio portone immette nel grande cortile interno da cui, tramite una fastosa scala di marmo, si accede al piano nobile. Intorno al 1935 la facciata del palazzo ducale venne modificata secondo il gusto del periodo e il prospetto, precedentemente di pietra a vista, venne rivestito da intonaco.

Durante una campagna di scavi condotta tra la fine degli anni 90 del secolo scorso e gli inizi del 2000 dalla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, è stata riportata alla luce una necropoli tardo antica risalente al IV-VI secolo d.C, che attesta l’esistenza di un insediamento in epoca romano-bizantina e paleocristiana a Menfi.

Sono state trovate numerose sepolture a fossa scavata nell'arenaria naturale hanno portato alla luce diverse tombe: contenevano più di un individuo, in genere due, deposti a distanza di tempo l’uno dall’altro sia di adulti sia di bambini. Una delle tombe, orientata verso est-ovest conteneva resti di un inumato e lo studio dello scheletro ha evidenziato che si trattava di un soggetto mancino dedito alla caccia.  Altri ritrovamenti rinvenuti sono costituiti da avanzi di costruzioni riconducibili all'insediamento di Burgimilluso, villaggio rurale sorto nel XIII secolo,  vestigia del castello svevo del 1239  e vari frammenti di ceramica del XIII secolo.

Il Museo Civico di Menfi inizia a costituirsi nel 2012, con l’inaugurazione della mostra Dal Villaggio al Palazzo: Paesaggi storici di Menfi". La manifestazione è nata dall’intento comune della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Agrigento e del Comune di Menfi di offrire ad un vasto pubblico i risultati delle indagini archeologiche condotte, allo scopo di valorizzare e promuovere il territorio.

Nel costituendo Museo Civico di Menfi è possibile visitare tre mostre permanenti: L’allestimento contempla tre percorsi correlati: archeologico, monumentale, paesaggistico, che mirano alla ricostruzione della storia del territorio menfitano.

 

DAL VILLAGGIO AL PALAZZO: PAESAGGI STORICI DI MENFI: Due sale del piano nobile del palazzo Pignatelli di Menfi ospitano la mostra “Dal Villaggio al palazzo: paesaggi storici di Menfi”, dove è possibile visitare gli scavi archeologici.

Nella prima stanza si possono ammirare alcune ceramiche medievali risalenti al periodo arabo-normanno e all'età successiva: la Spiral ware, una tipica produzione di terracotta che prende il nome proprio dal fatto che essa è tradizionalmente decorata da tre o quattro spirali nei colori verde e bruno, prodotta in Campania tra il XII ed il XIII secolo. I frammenti presenti sono datati intorno alla metà del XII secolo, anni risalenti al regno normanno di Ruggero Il
Sono presenti anche delle ceramiche denominate Gela Ware,  dal principale centro di produzione, Gela, appunto: si tratta principalmente di scodelle e ciotole con decorazioni di vari colori, risalenti intorno al 1250, ovvero al periodo dell'Imperatore Federico II.  

Nella vetrina al centro della stanza fanno bella mostra ceramiche, maioliche e pentole prodotte nella località di Burgio, un paese nell'agrigentino che divenne famoso e concorrente di Caltagirone, datate fra il XVII secolo, quando Palazzo Pignatelli venne fondato, e il XIX secolo. 

In una vetrina si possono osservare i resti a vista di tombe, fossi, palmenti e mura del castello normanno ritrovati in seguito agli scavi effettuati sotto il palazzo Pignatelli.

Fra i pezzi esposti da segnalare sono: Anfore Italiche, lucerne, alari in terracotta, la coppa a carena alta, decorata in giallo e in verde, risalente al X secolo, oltre 1000 anni fa,  pitali.

La mostra permanente di Malacologia nasce dalla donazione della signora Vanna Rotolo (1943-2014), la quale in oltre venti anni di lavoro appassionato e metodico ha raccolto oltre migliaia di conchiglie provenienti da tutto il mondo.

L’esposizione, l’unica esistente in tutto il territorio agrigentino, comprende circa millecinquecento esemplari scientificamente catalogati a cura della S.I.M. (Società Malacologia Italiana) secondo i canoni e i criteri previsti dalla malacologia ufficiale.

La collezione comprende un gran numero di esemplari provenienti dal mare di Porto Palo di Menfi, a testimonianza della straordinaria ricchezza di genere e della elevata “biodiversità” delle nostre coste.

L’esposizione stupisce e affascina per i colori, le forme e le dimensioni delle varie conchiglie, risvegliando nel visitatore la coscienza e la consapevolezza delle bellezze marine nostrane ed esotiche, suscita curiosità e meraviglia per tesori naturalistici del mondo sommerso.

Tra i tesori marini che si possono ammirare troviamo : le madrepore del Mar rosso, i Balani del mar dei Caraibi, la Cassis Cornuta tipica del Mar Rosso, dell’Oceano Pacifico ed Indiano, la Syrinx Aruanus, meglio conosciuta col nome di “tromba australiana” o “falsa tromba”.

SEGNI D’ARTE: Una sala del Palazzo Pignatelli ospita una piccola esposizione di opere d’arte provenienti dalle chiese distrutte dal sisma del 1968, costituita in occasione del 45° anniversario del Terremoto nel Belìce. Un’occasione straordinaria per ammirare capolavori d’arte recuperati tra le macerie.

Tra le opere esposte alcuni putti in legno dorato, facenti parte del fercolo processionale del SS. Crocifisso, provenienti dalla Chiesa Madre di Menfi; il gruppo statuario della “Madonna e il peccatore”, capolavoro scultoreo dello scultore agrigentino Calogero Cardella, firmato e datato 1891; la “Vergine del Carmelo” imponente scultura in legno policromato di Girolamo Bagnasco; “San Francesco d’Assisi, scultura lignea del sec XVIII, proveniente dall’eponima chiesa oggi completamente distrutta.

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